20-24 agosto

Dai boschi al mare

La mattina di lunedì 20 agosto lasciamo l’hotel di Flagstaff abbastanza presto, perché la nostra destinazione è un’inquadratura che risulta compromessa in termini di luce già dopo le 8 del mattino. Muoviamo ancora un po’ verso est, fino a quello che sarà il nostro giro di boa: un sovrappasso stradale nei pressi dell’abitato di Winona.

Purtroppo sapevamo già in partenza che il lunedì non sarebbe stato un giorno generoso di treni. Fortunatamente si presenta alle nostre spalle uno di quei mostruosi stack train come visti sabato tra i canyon, la cui spinta è girata correttamente.

Il posto è vasto a perdita d’occhio, ma quella che riusciamo a farci stare non è nemmeno la metà del treno!

Avendo già sforato l’orario limite per la luce, ci spostiamo presso un passaggio a livello vicino Cosnino. Ancora una volta nessun treno verso est, ma un treno verso ovest presenta una sorpresa graditissima. La spinta comprende una locomotiva di Union Pacific, decisamente fuori luogo su questa linea BNSF!

Muoviamo fino alla stazione di Flagstaff, che ha un fabbricato viaggiatori veramente caratteristico. Qui sono anche installate due webcam della società Virtual Railfan, così ne approfittiamo per farci vedere e sentire in diretta da amici e parenti dall’altra parte del globo. Nel mentre da dietro ricompare il treno precedentemente ripreso a Cosnino, quindi la chicca Union Pacific la immortaliamo anche qui

Di miglio in miglio ci spostiamo sempre più verso ovest (oggi la traversata è notevole, si torna a Barstow, California) fino a un altro passaggio a livello immerso nei boschi. Qui troviamo degli operai BNSF grazie ai quali capiamo che per un’altra ora buona non c’è ombra di treni verso est. Fatti due conti, decidiamo che ci faremo trovare pronti a Williams per quando il primo arriverà.

Siamo poco a est di Williams Junction, punto in cui le linee da Los Angeles e da Phoenix si uniscono. Puntualmente come indicato dagli operari, inizia ad animarsi il traffico verso est.

Dal passaggio a livello, consci che avremmo perso l’udito per qualche minuto grazie alle possenti trombe del treno, riprendiamo un paio di stack train. La lunghezza del treno aiuta ad apprezzare i saliscendi di questo tratto di binari

Lasciata la interstatale 40 nei pressi di Ash Fork, proseguiamo il nostro viaggio lungo la Historic Route 66 concedendoci qualche selfie con il simbolo stampato sull’asfalto. Poco prima di Seligman, dove siamo diretti, RTE 66 e ferrovia si scavalcano a vicenda, quindi optiamo per una sosta e un paio di scatti, da un lato…

...e dall'altro.

Dopo aver soddisfatto i morsi della fame in un simpaticissimo locale di Seligman, torniamo tra quelle colline che la sera di sabato ci avevano lasciato con il cerino in mano. Non che oggi ci tratteranno meglio, infatti riusciamo a portare a casa solo uno scatto, salvo poi perderne tre nel quarto d’ora che impieghiamo ad uscire da questo dedalo di sterrate (ma correttamente segnate!). Il contesto è ancora più cinematografico dell’inquadratura girata di 180°. Di sfondo alla ferrovia, nascosta da quest’immensa distesa erbosa, passa la RTE66. Complice il fatto che insieme al treno non passa alcuna auto, non sembra nemmeno esserci!

Resoci conto che abbiamo da percorrere 280 miglia e che sono ormai le 15 passate, conveniamo che il caso di mettersi in strada.

Giusto per spezzare a metà il viaggio, facciamo di nuovo una sosta a Arrowhead Junction, anche se le condizioni meteo non sono favorevoli come venerdì scorso.

Ne esce un artistico scatto ad un treno diretto a est.

Con il sole ormai andato a riposare dietro l’orizzonte, proseguiamo sulla I-40 nel tenebroso deserto fino al medesimo hotel che ci aveva ospitato il giovedì precedente a Barstow.

Tornati nel clima desertico dopo aver rinfrescato, con le dovute proporzioni, gli animi, la mattina di martedì 21 agosto torniamo presso il passaggio a livello di Hodge visitato venerdì, ma decidiamo di addentrarci lungo le sterrate per riprendere i treni in mezzo alle aride colline sabbiose

Qui fotografiamo diversi transiti, tra cui spiccano questo Union Pacific con intrusione alla trazione.

E quello che ormai è diventato “il classico stack train BNSF"

Raccolto un buon bottino in tempi minori del previsto, decidiamo di muovere in anticipo verso sud. La nostra destinazione è a Victorville, dove i due binari della linea si scavalcano a vicenda per permettere ai treni di spostare il lato di marcia da destra a sinistra, ma prima ci fermiamo nella zona di Helendale dove qualcosa comincia a porci dei dubbi: i treni infatti si muovono a singhiozzo. Rallentano, si fermano per qualche minuto, ripartono.

Tra questi riprendiamo un magnifico convoglio militare di Union Pacific

Muoviamo quindi verso Victorville e ci piazziamo in attesa… 10 minuti… 20 minuti…. 30 minuti… strano! Qui normalmente passano fino a 150 treni al giorno, possibile ci sia questa calma piatta in entrambi i sensi di marcia? Qualcosa non va! Facendo zapping tra webcam, siti, notiziari, scopriamo l’amara verità: un treno trasportante materiale estremamente infiammabile è sviato poco prima di San Bernardino, dall’altro lato del Cajon Pass. Questa è sfortuna!

In un misto di delusione e preoccupazione, dato che vicino al sito dello svio dobbiamo passarci comunque in auto entro sera, cominciamo a vagare tra le stazioni della zona per capire che intenzioni hanno. Insomma, capisco l’incidente, ma non credo che questa linea possa permettersi di restare bloccata per troppo tempo. Di stazione in stazione, dove constatiamo amaramente l’abbandono dei treni da parte del personale di condotta, giungiamo a Cajon Junction (punto dove l’I-15 incontra la highway 138) in un desolante deserto ferroviario. Ormai la mattina è andata, pranziamo e ci portiamo in zona Swarthout Canyon Road, sperando prima o poi arrivi qualcosa! Non arriva un treno, ma un “collega” canadese diretto al piano di sopra, sui binari Union Pacific (il Cajon Pass è un groviglio di binari posti in diverse posizioni sulle montagne, in parte di BNSF e in parte di Union Pacific). “There is a military train coming up there!” ci dice e in men che non si dica ci fiondiamo anche noi al passaggio a livello. E’ lo stesso che abbiamo ripreso prima del patatrac, il che vuol dire che ci ha messo ore a percorrere le poche miglia da Helendale a qui!

Mentre Paolo scala la collina con l’agilità di uno stambecco io resto a livello binari ricavandone uno scatto che evidenzia praticamente solo la prima locomotiva…

Maxime, il nostro angelo custode canadese, ci informa che a breve arriverà un secondo treno Union Pacific sul medesimo binario. Ci scambiamo quindi le inquadrature.

A questo punto decidiamo di comune accordo di addentrarci nelle sterrate di servizio per raggiungere un punto nel cuore del passo. Tra qualche “gemellaggio culturale” su cose interessanti da vedere nei rispettivi Paesi di provenienza, finalmente una tromba ci avvisa che dal passo sta scendendo un treno.

Non poteva che essere uno stack train BNSF a far calare il sipario sull’avventura merci di questa vacanza.

Prendiamo quindi la via per Oceanside, cittadina posta circa a metà strada tra Los Angeles e San Diego lungo le rive dell’Oceano Pacifico. Qui ritroviamo due cose: i treni passeggeri e l’umidità, praticamente assente nei giorni precedenti!

Il concetto di trasporto passeggeri su ferro negli USA è nettamente differente dal nostro, così come le priorità di utilizzo delle ferrovie. La linea costiera tra Los Angeles e San Diego è di proprietà BNSF ma durante il giorno è impegnata da un discreto traffico passeggeri così articolato: Amtrak cura il “Pacific Surfliner” che collega San Louis Obispo con Los Angeles e San Diego. Metrolink, compagnia con diverse linee locali in California, è impegnata tra Los Angeles e Oceanside. Coaster completa il servizio di Metrolink da Oceanside a San Diego, oltre alla “metropolitana” tra Oceanside e Escondido.

La maggiore umidità di queste zone, unita all’escursione termica tra oceano e entroterra, comporta che praticamente ogni mattina è tutto immerso nella nebbia. Immaginate quindi il nostro stupore nello svegliarsi la mattina di mercoledì 22 agosto e trovare un cielo limpidissimo!

Oceanside è l’ultima nostra base, dove passiamo due notti, quindi questa mattina sarà anche l’unica dove ci risparmiamo il carico valigie in auto. Saliamo verso San Clemente, prima località in cui la ferrovia si avvicina alle spiaggie (a nord, da San Juan Capistrano, viaggia più nell’entroterra per servire altri centri abitati prima di raggiungere la Union Station di Los Angeles).

Da un sentiero che costeggia la ferrovia riprendiamo prima un Metrolink con una moderna EMD F125

Quindi un Amtrak con una P42DC, locomotiva che preferisco alle più anziane F59PHI che stanno via via lasciando questi binari.

Gli amici con cui condividiamo in diretta gli scatti ci chiedono se siamo in California o in Calabria. Infatti l’ambientazione ricorda i tratti costieri della ferrovia Jonica. Da San Clemente scendiamo fino a Del Mar dove si trova un punto d’osservazione talmente bello che sulle mappe di Google è annoverato tra i punti panoramici con il nome “Sunset seat”.

Dall’alto di queste dune di sabbia compatta riprendiamo un Amtrak verso San Diego.

Si è fatta ormai ora di pranzo, così arrivati in prossimità della successiva tappa, soddisfiamo la fame in un localino di tacos messicani… di pesce ovviamente!

Siamo nella cittadina di Carlsbad e qui la ferrovia attraversa un lago-laguna, il Batiquitos Lagoon. Da una radura/parcheggio riprendiamo un Amtrak con in testa la P42DC n.156 che riveste una livrea particolare dedicata ai 40 anni di Amtrak celebrati nel 2011.

Gli spostamenti di oggi sono concentrati sulla HWY 101, la mitica strada costiera californiana citata anche nella sigla della serie Orange County “Driving in the sun, down the “one-O-one”…”. Da Carlsbad torniamo presso Del Mar, per un altro passaggio sul fiume San Dieguito, caratterizzato da un bellissimo ponte in legno a filo d’acqua. Non abbiamo ancora destato particolare interesse ai treni Coaster perché viaggiano dal lato della vettura pilota, che esteticamente non è granchè. Quindi anche qui attendiamo un Amtrak che invece viaggia sempre con la locomotiva lato San Diego.

Dopo esserci rinfrescati con la versione americana di una bibita (93% ghiaccio, 7% bibita) ritorniamo al medesimo ponte perché, ora che la luce è girata, possiamo si fotografare un Coaster. Passa l’orario previsto di transito, ma niente da fare… 10 minuti…20 minuti… niente! Ancora scottati dall’esperienza del giorno precedente pensiamo “di nuovo??”. Questa volta non si tratta di uno svio, ma di un cedimento del terrapieno costiero. Insomma, questo oceano tanto Pacifico proprio non è! Il traffico resta bloccato per circa un’ora e dopo le dovute verifiche, piano piano i treni riprendono il loro corso.

Purtroppo nel frattempo, da sud, è avanzata una coltre nebbiosa che comincia a giocare con il sole proprio nelle ore di luce migliori. Un po’ affranti ma in realtà decisamente stanchi dopo 10 giorni di viaggio, concludiamo la nostra avventura con un Coaster diretto a San Diego, che si intravede sullo sfondo della foto.

Ho veramente detto “Concludiamo”? Eh no… Giovedì 23 agosto è il giorno del ritorno, ma il nostro A380 partirà solo dopo le 17 così saliamo verso Los Angeles con la massima calma. Decidiamo di fermarci nella stazione di San Juan Capistrano, sede anch’essa di una delle webcam di Virtual Railfan. Qui scattiamo veramente la nostra ultima fer-foto americana, un Amtrak diretto a San Diego.

Ci addentriamo nel dedalo autostradale di Los Angeles fino al perimetro dell’aeroporto. C’è infatti un’ultima tappa da fare. In prossimità della soglia pista 24R del Los Angeles International Airport si trova un bellissimo parchetto dove gli aerei passano veramente a pochi metri. Inoltre qui si trova un In-N-Out Burger dai ritmi produttivi impressionanti (serviranno 40 ordini nel tempo che noi mangiamo un hamburger), dove consumeremo l’ultimo pasto americano. Restiamo qui fino all’arrivo di un altro A380, di Air France (fotografare il nostro sarebbe stato troppo rischioso come tempi dato che arriva solo due ore prima della partenza).

Ok, è finita! Riportiamo la Tucson all’autonoleggio dove ci rendiamo conto che abbiamo percorso 3000 km (il relax di guida negli USA non ce li ha proprio fatti pesare) lasciandola con quello sguardo che sembra voler dire “tu non muoverti, torniamo!” e da qui inzia l’avventuroso viaggio di ritorno.

D-AIMB è il nostro passaggio per Monaco dove giungiamo dopo poco più di 10 ore di volo, tra una notte insonne e una temperatura interna polare. Frastornati, stanchi, saliamo quasi come due robot sull’Embraer 195 di Air Dolomiti che in soli 40 minuti ci lascia al Valerio Catullo di Verona. Scesi dall’aereo pensando “ti rendi conto dove eri meno di 24 ore fa?” le prime domande che sorgono spontanee sono “Cos’è questo caldo afoso? Le auto sono sempre state così piccole? Le strade cosi strette?”. I motivi per tornare sono ancora di più di quelli che ci hanno fatto realizzare questo sogno, è solo questione di tempo.

Per ora posso solo lasciarvi non con un consiglio, ma con un ordine: ANDATECI !

E come dicevano sempre i Looney Tunes…